sabato 8 novembre 2014

Come il rombo di una Harley di Marianna Acquaviva.

Buon pomeriggio, lettori!
La settimana che scivola via fra infinite piogge e cielo plumbeo ha messo a dura prova la mia attività di lettura e scrittura. La scuola mi ha assorbito con i suoi consigli, collegi, relazioni, tabulazioni e discussioni, rispedendomi a casa solo nel tardo pomeriggio, di volta in volta con qualche dono inaspettato: ora il mal di testa, ora una contusione frutto di un’improvvida scivolata dagli scalini dell’autobus, ora il bisogno impellente di un bagno caldo in cui annegare fatiche e freddo.
Ad ogni modo, il fine settimana è arrivato e con esso un po’ di riposo e la possibilità di ritornare a parlarvi delle mie ultime letture.
Così finalmente posso presentarvi “Come il rombo di una Harley” di Marianna
L'autrice firma il mio autografo.
Fotografia di Lorenzo Mastronardi
Acquaviva
, edito da Progedit nella collana “Iris” voci al femminile. La scrittrice è un’amica con cui ho condiviso giochi d’infanzia, gite fuori porta in compagnia delle nostre sterminate famiglie e soprattutto l’esperienza caotica e liberatoria di certi laboratori teatrali imbevuti di follia, specchio dei nostri vent’anni e di emozioni generose e potenti. Marianna è laureata in lingue straniere, ma da qualche anno frequenta il mondo fiabesco del cinema occupandosi di casting. Si è dedicata alla scrittura del primo romanzo accarezzando il sogno che esso possa diventare un giorno una sceneggiatura. Nel corso della presentazione del libro, lo scorso 30 Ottobre presso l’Auditorium Musica d’Attracco di Monopoli (Ba), non ha nascosto il bisogno di dedicarsi all’arte e il desiderio di essere un’artista continuando a scrivere. In occasione dell’incontro letterario ho scattato alcune foto che vi riproporrò qui sotto…contando sulla vostra pietà e infinita comprensione. Gli scatti non sono il mio forte.

Cominciamo dall’incipit, come sempre, ma questa volta abbondiamo con un incipit-bis.



TITOLO: Come il rombo di una Harley

AUTORE: Marianna Acquaviva

CASA EDITRICE: Progedit

COLLANA: Iris

GENERE: romanzo sentimentale/formazione

DATA DI PUBBLICAZIONE: luglio 2014

NUMERO DI PAGINE: 204

CODICE: 978 88 6194 221 9


Incipit
Sono Riccardo Bartolucci, ho trent’anni e vivo a Monopoli, un paese soleggiato e bagnato dal cristallino mare Adriatico in provincia di Bari. Ho due genitori premurosi, armando e Laura, e un fratello di sedici anni che si chiama Davide, un piccolo genio con le guance paffute e tempestate di lentiggini che vorrei staccare a morsi. Adoro mio fratello, è il regalo più bello che mi abbiano fatto i miei genitori. Da quando c’è lui non mi sento più solo. Forse un giorno i miei genitori non ci saranno più, ma lui sarà sempre con me, sento di volergli un bene profondo. Lui legge un sacco ed è il primo della classe e quando mi parla nel suo modo di esprimersi forbito ed elegante e quella sua voce nasale da tenerone mi fa impazzire, me lo vorrei mangiare di baci.
Incipit-bis
Sono Sara e oggi è il mio ventottesimo compleanno. Questa mattina mentre ascoltavo Radiofriends, ho trovato sul cuscino questa riflessione scritta da Riccardo che mi chiedeva di sviluppare le poche righe che aveva scritto e di farne qualcosa di bello

L’Infeltrita
Una storia d’amore è sempre storia di mondi che si avvicinano. In questo caso, si tratta di due mondi lontanissimi, la cui diversità produce scontri e deflagrazioni. Riccardo e Sara.
Lui, lei e…l’Harley: la motocicletta, che ha il nome pretenzioso di Lady Madonna, ha tutte le carte in regola per diventare una rivale. Strumento di libertà per Riccardo, accesso a un universo sconosciuto per Sara, che dovrà abituarsi a regole, linguaggi e simboli in contrasto evidente con i suoi vestiti di seta e con quella mondanità fatta di discoteche esclusive e cene formali.
Riccardo è un personaggio introverso e umbratile, che ha bisogno di ritrovare fiducia nella vita e nelle persone dopo un brutto incidente che lo ha ridotto in coma e da cui si è ripreso faticosamente. Sara è una giovane donna sospesa tra l’adolescenza senza fine e la vita adulta che la reclama con scelte, non sempre facili. L’uno e l’altra attraverseranno esperienze dure: il tradimento, il rifiuto, le porte che si chiudono in faccia a sogni lungamente covati, l’incomunicabilità.
“Come il rombo di una Harley” racconta picchi e baratri di una relazione difficile e di un ancor più difficile processo di maturazione.
I due protagonisti sono parte di una costellazione di amici (motociclisti, ma non solo) con personalità molto diverse che arricchiscono il romanzo di sfumature e caratteri. Filippo, faceto e scurrile, Igor, motociclista-psichiatra dalla doppia vita, Margherita, baronessa blasonata e poi baristi, harleysti raminghi e violenti, vescovi e barboni. I personaggi secondari non sono una folla invadente né uno sfondo incolore. La loro presenza contribuisce a far crescere la coppia. Fra tutti spicca Fernando, un senzatetto, un po’ matto e molto onesto, autore di una lettera che lascia al lettore un bel carico di insegnamenti su cui riflettere...

Il lessico è semplice e diretto, i dialoghi frequenti e rapidi riproducono il parlato giovanile, non censurano turpiloquio e battutacce, senza tuttavia esserne travolti. Tra motociclisti sarebbe stonato “adirarsi” o anche solo “arrabbiarsi”. Riccardo e Sara s’incazzano - e con impeto! – sin dai primi giorni della loro relazione. E volano piatti e paroloni che è una bellezza!
La storia si nutre di scontri verbali, gaffes e incomprensioni. E Sara, che narra le vicende a distanza di un po’ di tempo, riesce a presentarle con l’ironia di colui che guarda ormai le bufere da un porto sicuro e se la ride, sano e salvo.
La voce narrante alleggerisce il tragico, laddove si potrebbe addensare, con una vena comica che in certi passaggi ricorda le scene di cabaret e il teatro degli equivoci.
Ripercorriamo luoghi e spazi del sud barese, fra costa alta e spiagge punteggiate di locali, masserie che diventano teatro di raduni per centauri e pub dove la birra scorre a fiotti. Interni ed esterni si alternano come si alternano i paesaggi d’animo (opposti) dei due protagonisti: la chiusura ermetica di Riccardo e l’apertura al mondo di Sara. L’ordine e il disordine.
Lo scioglimento del romanzo è in una figura retorica, la similitudine.
Ma come, direte, in che senso?
Non vi concedo lo spoileraggio estremo. Il finale è del lettore. Non del recensore.

Un po’ di malinconia, in questa lettura che mi riporta al un tempo in cui non c’erano i Social Network e l’unico canale di comunicazione “sociale” fra innamorati distanti e sospirosi erano le radio private e i programmi di dediche con cui la gioventù di paese si scambiava emozioni e desideri, improperi e suppliche, sotto le orecchie attente di coetanei e pettegoli.
Faccio un di campanilismo, per la mia terra e la mia generazione raccontate con l’enfasi e con l’amore di chi ne fa parte e ne condivide luci e ombre.
 
Presentazione del romanzo: da sinistra l'editore Gino Dato
la presentatrice Donatella Salviola, l'autrice Marianna Acquaviva
Zoom
Riporto qui l’omaggio al teatro che l’autrice ha voluto lasciare tra le righe, raccontando le esperienze di Sara. È un brano che interseca il mio vissuto personale con particolare forza e che mi ha emozionato:
Dedica personale all'Infeltrita
Arrivò la sera dello spettacolo conclusivo di fine laboratorio, eravamo tutti nervosi: gioia, eccitazione e la paura fottutissima di sbagliare qualcosa che nasceva dal fatto che eravamo tutti alla prima esperienza. Il mio maestro, nonché regista della compagnia, si era appassionato tanto a questo esperimento di messa in scena di un reading di poesia, aveva dato fiducia al nostro gruppo con cui aveva lavorato, a suo dire, con ottimi risultati, al punto da farci recitare in teatro accompagnati da una piccola orchestra di musicisti di notevole spessore che suonava dal vivo accompagnando i versi con brani celebri di Richard Galliano e Astor Piazzolla”.
Che dire? Normalmente il lettore cerca se stesso nei libri che legge, ma qui è vero ancora di più, perché sul palco ci sono anche io, fuor di metafora, con i miei vent’anni e la paura di sbagliare, l’orchestra di archi e il bandoneon, le poesie di Neruda e le danze spensierate. 
Che nostalgia…





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