mercoledì 20 agosto 2014

La ragazza dai capelli strani di David Foster Wallace

L’Infeltrita di oggi, miei cari, è dedicata a una raccolta di racconti di David Foster Wallace: La ragazza dai capelli strani, casa editrice Minimum Fax.
L’acquisto risale allo scorso aprile, come pure la lettura sbriciolata sull’ autobus all’alba nel corso del viavai da pendolare che mi toccava.
Un acquisto deciso di getto, il mio, sebbene non avessi avuto accesso ad alcuna recensione precedente.
In ordine di importanza i motivi che hanno reso immediata la mia scelta sono stati:
  1. l’autore, di cui avevo già letto LA SCOPA DEL SISTEMA un romanzo sensazionale, strepitoso, esilarante (Vai al POST);
  2. il titolo, in cui, grossomodo, mi riconoscevo (anche se questo me lo ha fatto notare mio marito!)
  3. la copertina elegante, bianca e azzurra, con un televisore anni sessanta sulla sommità che prometteva, ancora una volta, la critica scorticante al mondo della TV e una immersione totale nella società dei consumi, delle mode, dei gerghi giovanilistici, isteria compresa;
  4. la casa editrice, che finora non mi ha mai deluso.
La copertina. Bellissima. E un po' pasticciata.
Lo confesso, avrei preferito un romanzo, per una sorta di istintiva diffidenza alla forma del racconto. Che non mi permette di affezionarmi ai personaggi e che, con la sua parcellizzazione narrativa, ostacola qualunque processo di immedesimazione. Dentro di me si nasconde, infatti, e neanche troppo a fondo, un lettore ingenuo che ogni tanto chiede di emozionarsi con le storie lette, una negletta Bovary che fa i capricci. E si sa, al lettore medio italiano i racconti piacciono poco.
E tuttavia la mia ritrosia viene meno quando mi trovo di fronte ad autori che, al di là di trame e personaggi, ci offrono una scrittura da cui non si può che essere soggiogati. Sia che si offra a lunghe narrazioni, sia che proponga la breve perfezione di un racconto. Come Alice Munro, per esempio, (Vai al POST) e come alcuni dei racconti che Wallace presenta in questa raccolta dal titolo bizzarro.
Variando un po’ lo schema delle recensioni, vi presento la carrellata degli incipit di ciascun racconto. In alcuni di essi vi è una potenza che basta come invito perentorio alla lettura. E poi ci sono i titoli, che offrono uno spaccato dell'avanguardismo proprio di questo autore.
Segue una mini-infeltrita che li commenta tutti.

Incipit Gallery
  1. Piccoli animali senza espressione: È il 1976. Il cielo è basso e pieno di nubi. Le nubi grigie sono bitorzolute, increspate, lucenti. Il cielo ha un aspetto cerebrale.”
  2. Per fortuna il funzionario commerciale sapeva fare il massaggio cardiaco: “Un Funzionario Commerciale, divorziato di fresco, terminò l’ennesima serata di straordinari nel suo ufficio, nel Reparto Commerciale. In un altro ufficio, all’estremità opposta, di un altro piano, il Vicepresidente Responsabile della Produzione Estera della stessa ditta, sposato da quasi quarant’anni, nonno di un nipotino, finì anche lui molto tardi
  3. La ragazza dai capelli strani: “Gin Fizz aveva sognato che se ieri sera non vedeva un concerto sarebbe diventata una qualche specie di liquido, perciò ieri sera io e i miei amici Mister Wonderful, Big e Gin Fizz siamo andati a vedere Keith Jarrett che suonava un concerto per pianoforte all’Auditorium di Irvine
  4. Lyndon: “«Mi chiamo Lyndon Baines Johnson. Quel cazzo di pavimento che hai sotto i piedi è mio, ragazzo».
  5. John Billy: “Mi toccò a me dire a Simple Ranger che Chuck Nunn Junior aveva restituito il torto all’uomo che gli aveva fatto torto ed era fuggito per una destinazione che nessuno sapeva immaginare
  6. La mia apparizione: “Sono una donna che è apparsa in pubblico al talk show di David Letterman il 22 marzo del 1989. Per dirla con mio marito Rudy, sono una donna la cui faccia e i cui modi sono noti a qualcosa come a più della metà della popolazione misurabile degli stati Uniti, il cui nome è su bocche, copertine e schermi. E il cui profondo del cuore è invisibile, e nascosto in maniera irraggiungibile. Ed è questo che secondo Rudy mi avrebbe potuto salvare da tutto ciò che quella apparizione comportava
  7. Dire mai: “Una cosa che non è divertente?Il mal di stomaco. Se non mi credete chiedete alla signora Tagus, qui, che vi illuminerà sulla questione. Io, mal di stomaco, niente. Ho uno stomaco fatto di elementi robusti. Artrite sì, mal di stomaco no
  8. È tutto verde: “Lei dice non mi importa se ci credi o no, è la verità, poi tu credi pure a quello che ti pare. Quindi è sicuro che mente. quando è la verità si fa in quattro per farti credere a quello che dice[traduzione di Martina Testa]
L’Infeltrita
Il disagio. Le nevrosi. La solitudine. La massificazione. La mercificazione. La cultura americana, e più in generale quella occidentale, viene fatta a pezzi e messa alla berlina. Dai quiz televisivi al David Letterman Show. Dall’assolo di Keith Jarrett alla maschia volgarità del controverso presidente Lyndon Johnson, tutto è carne da macello.
Primo racconto della raccolta.
La matita per chiosare e pasticciare
“«Restate con noi» dice la televisione. «E dove vuoi che vada? », chiede Dee Goddart, sulla sua poltroncina, nel suo ufficio, di notte nel 1987.” La televisione è il solo punto di riferimento di una cultura che teme persino di chiamarsi tale. Il suo mondo posticcio genera miti e meteore, ma sembra l’unica voce ascoltata da tutti. 
Anche questi racconti bastano a farci rimpiangere l'amata bandana di Wallace. Paragonato da molti a Don DeLillo, D.F.W. è fra gli autori che vorrei consigliare a tutti, indipendentemente dalla difficoltà che un lettore poco esperto (forse) potrebbe incontrare. 

Zoom
Se dovessi assegnare la palma del più bello tra i bellissimi, scelgo il racconto Lyndon. Un racconto perfetto nella sua struttura e geniale nella scelta del soggetto e nella coerenza con cui esso è dispiegato sino alla fine
Wallace ripercorre l’ascesa del presidente con gli occhi del suo collaboratore più stretto, David Boyd, un personaggio di pura invenzione.
La fantasia più sfacciata partorisce una storia-parallela alla storia ufficiale. Ne emerge un Lyndon più credibile del vero, eppure grottesco, volgare, texano fin nel midollo, divertente come solo i personaggi di Wallace sanno essere: “sono il ventisettesimo uomo più ricco della nazione. Ho il più grosso pisello di Washington e la moglie con il nome più carino di tutte”. Che è Claudia Alta, o meglio Lady Bird. La First Lady che cinguetta tra i suoi pasticcini.


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